7Q5

Come la medica la Chiesa questa?

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    אילון

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    7Q5

    I Cristiani, Paoliniani o Cos'Altro?

    Nel 1947 fu effettuata, sulle rive nord occidentali del Mar Morto, una eccezionale scoperta archeologica, ancora non pienamente compresa nella sua importanza, capace di arricchire la nostra conoscenza delle origini storiche del cristianesimo.

    Oggi cresce con sempre maggiore evidenza una certezza: è assolutamente impossibile continuare ad analizzare il cristianesimo primitivo escludendo l'ipotesi che il Cristo della narrazione evangelica abbia avuto qualcosa a che fare con i movimenti della dissidenza ebraica messianista. Anzi, da più parti si rinforza la convinzione che Cristo fosse un esponente di questi movimenti e che la sua figura sia stata successivamente ridisegnata, rendendolo così estraneo al messianismo tradizionale dei giudei.

    1955
    La grotta 7 di Khirbet Qumran restituì alcuni frammenti di papiro fra cui quello denominato 7Q5 e datato da alcuni, sulla base di considerazioni storiche e stilistiche, all'anno 50 circa. Si trattava di un oggetto di 3,9 cm di altezza e 2,7 cm di larghezza. Il gesuita spagnolo Joseph O'Callaghan, esperto papirologo, si mise quasi casualmente ad indagare il frammento in questione (da un punto di vista papirologico) e credette di individuare in esso, sulla base della coincidenza di alcune lettere dell'alfabeto greco, un brano del Vangelo di Marco (Mc 6-52,53) la cui traduzione in italiano è la seguente:
    "...perchè non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito. Compiuta la traversata, approdarono e presero terra a Genèsaret..."
    L'ipotesi di O'Callaghan fu la seguente: il Vangelo secondo Marco non sarebbe posteriore alla distruzione di Gerusalemme (70 d.C.), al contrario, sarebbe stato scritto forse meno di venti anni dopo la crocifissione di Cristo. Il Padre O'Callaghan non si rese conto, in realtà, di avere preso in mano una bomba... e di rischiare che gli scoppiasse fra le mani.

    Oggi si sa che:
    Le prove che non fosse un frammento di “Marco”, sono di
    una su novecento miliardi.
    1/900.000.000.000

    L'intuizione del papirologo fu in seguito sottoposta a rigorose verifiche scientifiche. Il gruppo testuale del 7Q5 è stato confrontato al computer con tutta la letteratura greca nota dell'epoca, ma l'unica risposta è stata Mc, 6: 52-53 . E la probabilità che si possa trovare casualmente un altro testo letterario con la stessa disposizione di spazi e lettere è stata calcolata essere di 1 su 900 miliardi! Ma c'é di più: considerazioni sullo stile di scrittura usato nel frammento, lo Zierstill e il confronto con altri frammenti di datazione certa, hanno permesso di sostenere che il 7Q5 non sia più tardo del 50 d.C. Sarebbe questo, dunque, il più antico frammento di Vangelo.

    LE PRIME RESISTENZE
    Per la verità, non appena lo studioso gesuita comunicò la sua presunta importante scoperta, gli furono immediatamente opposte delle resistenze, persino da un gruppo di studiosi cattolici specializzato nell'indagine dei reperti di Khirbet Qumran: dall'Ecole Biblique di Gerusalemme, capeggiata dal famoso Padre De Vaux.
    Questo potrebbe sembrarci strano. In effetti i membri dell'Ecole Biblique avrebbero dovuto essere contenti dell'esistenza di un elemento probatorio a favore dell'idea che la redazione evangelica fosse assai più primitiva e vicina a Gesù di quanto non si era pensato fino a quel momento. Così infatti poteva sembrare.
    In realtà lo staff dell'Ecole Biblique, sotto la guida di Padre De Vaux, nello svolgimento del suo lavoro di indagine del materiale papirografico reperito negli scavi di Khirbet Qumran, aveva confermato le distanze fra Gesù e gli esseni, stabilendo l'estraneità e indipendenza della setta Qumraniana dalla comunità dei primi seguaci del Cristo. E' evidente che la semplice presenza di un frammento evangelico nella biblioteca qumraniana avrebbe portato senza dubbio ad una scomoda serie di domande. Ecco più in dettaglio le conclusioni a cui era giunta l'équipe prima della scoperta di O'Callaghan:

    1. I testi di Qumran risalivano a un'epoca molto anteriore a quella di Gesù e, pertanto, erano estranei al cristianesimo delle origini.

    2. I rotoli erano opera di un'unica comunità isolata, una «setta» eterodossa periferica, lontana dalle principali correnti del pensiero sociale, politico e religioso dell'epoca. In particolare, la setta non aveva nulla a che vedere con il nazionalismo messianico militante e rivoluzionario, rappresentato dai difensori di Masada.
    3. La comunità di Qumran era stata distrutta durante la rivolta di Giudea tra il 66 e il 73 d.C., dopo che aveva nascosto i documenti nelle vicine grotte.
    4. Le credenze della comunità di Qumran erano tutt'affatto diverse dal cristianesimo; dato che il «Maestro di giustizia» non era descritto come divino, non poteva essere identificato come Gesù.
    5. Poiché Giovanni Battista presentava caratteri troppo simili agli insegnamenti della comunità di Qumran, non era «cristiano» nel vero senso del termine, ma «semplicemente» un precursore. (Baigent, Leigh, op. cit.)
    In realtà tali conclusioni si sono rivelate, in seguito, affrettate ed inesatte, ed anche viziate da una spirito tendenziosamente difensivo nei confronti della tesi della estraneità.
    Che dire delle numerose corrispondenze fra letteratura qumraniana ed evangelica che abbiamo mostrato, nel presente lavoro, nel capitolo "I Manoscritti del Mar Morto - la storia"?
    E che dire dell'argomentazione di cui al punto 4: "...dato che il «Maestro di giustizia» non era descritto come divino, non poteva essere identificato come Gesù..."? Ma la divinità di Gesù, anzi la sua consustanzialità col Padre (omoousios), è il frutto di una formulazione del Concilio di Nicea, voluto da Costantino all'inizio del quarto secolo. Come avrebbero potuto i Qumraniani anticipare di trecento anni un presupposto teologico di questo genere?
    Fatte queste premesse, torniamo dunque al nostro problema: perché fu espressa una certa ostilità alle tesi di Padre O'Callaghan? Il fatto è che, dopo avere stabilito che il materiale Qumraniano non conteneva alcun elemento di disturbo per la tradizionale interpretazione storica del cristianesimo primitivo, e cioè dopo avere confermato le ampie distanze di sicurezza fra i Qumraniani e i primissimi cristiani, improvvisamente l'unico manoscritto evangelico del primo secolo (gli altri sono tutti molto posteriori) veniva trovato a Khirbet Qumran! Cioè proprio fra i documenti di quella comunità di cui si era detto che... col cristianesimo non aveva niente a che fare. La scoperta non aveva affatto un'aria gradita, al contrario, sembrava offrire un notevole spunto alle argomentazioni degli storici critici delle origini cristiane.

    Essi avrebbero senz'altro cominciato a riempire libri e riviste con pericolose domande: non saranno stati proprio gli Esseni di Qumran i rappresentanti del primitivo giudeo-cristianesimo, ovverosia i seguaci di Gesù che, all'indomani della crocifissione, si erano raccolti sotto la guida di Simon Pietro e dallo stesso fratello di Gesù, l'apostolo Giacomo?

    Si riconsiderino adesso le conclusioni che l'équipe aveva tratto ufficialmente dall'analisi dei Manoscritti Qumraniani (vedi sopra) e si noti che:

    a - Se il gesuita spagnolo avesse avuto ragione sarebbe immediatamente crollato il presupposto 1. Ovverosia il materiale qumraniano non era rigorosamente anteriore all'epoca del cristianesimo primitivo.
    b - Inoltre si sarebbe evidenziato che i Qumraniani si occupavano non solo di scritti appartenenti alla letteratura ebraica religiosa antica (libri profetici, commenti agli scritti del Vecchio Testamento, ecc...) e ai loro stessi scritti settari (Manuale di Disciplina, Rotolo della Guerra...), ma che mostravano interesse per gli scritti dei Cristiani. Ora, per quale motivo una setta così escusivista come quella qumraniana avrebbe dovuto conservare gli scritti cristiani, se non ci fosse stata una relazione stretta col movimento dei seguaci del sedicente Messia?
    c - E poi c'era l'elemento più sconcertante: per quanto tempo si era sperato di trovare le tracce concrete della cosiddetta "chiesa di Gerusalemme", ovverosia della comunità cristiana primitiva all'indomani della crocifissione, capeggiata da Simon Pietro e da Giacomo? Non si era mai trovato nulla. E ora, inaspettatamente, l'unica traccia di un vangelo antichissimo si affacciava, in modo enigmatico ed inquietante, proprio a Khirbet Qumran.
    Tutto questo sembrerebbe favorire non le interpretazioni tradizionali dei cristiani, sulla origine della loro religione, bensì lo studioso americano Robert Eisenman, sostenitore della tesi che la chiesa di Gerusalemme avesse una delle sue sedi nel ritiro di Qumran, e che Giacomo ne fosse il capo.
    Evidentemente l'Ecole Biblique, che conosceva i problemi, aveva avvertito subito queste minacce.
    E i suoi membri non erano molto entusiasti della sorpresa di O'Callaghan.


    3 - UNA SERIA IMPOSTAZIONE DEL PROBLEMA
    Non ostante le polemiche e le ostilità mostrategli persino dai suoi correligionari, Padre O'Callaghan continuò a sostenere la tesi della identificazione 7Q5 = Mc 6-52,53. Egli era un papirologo, non un biblista, e forse non aveva le stesse motivazioni che spingevano l'École Biblique a evitare le inquietanti implicazioni del problema. Dunque l'analisi papirologica del frammento è andata avanti, fino al punto da rinforzare la tesi della identificazione.
    E' chiaro che una questione così delicata doveva essere opportunamente gestita perché i suoi pericoli fossero scongiurati e il danno si trasformasse in beneficio
    .

    Ed ecco allora che essa fu presentata al pubblico in tutt'altra luce, rispetto alle problematiche cui abbiamo appena accennato; in pratica fu creata una fanfara trionfalistica del tipo: "...Abbiamo trovato una traccia originale del Vangelo, estremamente vicina a Gesù e al suo tempo! Un'altra prova a favore della storicità dei Vangeli...". In fin dei conti il grande pubblico avrebbe senz'altro accettato questa visione del fatto. Molti cristiani non hanno mai sentito nominare Khirbet Qumran, né gli esseni, né le tesi di Eisenman, e non hanno alcuna possibilità di intuire le problematiche che la scoperta può sollevare.


    1 - Il Vangelo di Marco, come abbiamo visto nel capitolo "La redazione dei 4 vangeli canonici", contiene un esplicito riferimento all'assedio di Gerusalemme da parte delle legioni di Tito e una descrizione della distruzione del tempio, nonché delle tribolazioni dei giudei in seguito alla grave sconfitta, eventi che riguardano l'anno 70. Come poteva il Vangelo di Marco contenere tale descrizione negli anni 40 o 50?
    2 - Se negli anni 40-50-60 circolavano già versioni primitive dei nostri Vangeli, chi ci dice che si trattasse, per filo e per segno, dei testi che leggiamo oggi? Quello che abbiamo trovato, se mai il 7Q5 è un frammento evangelico, è solo un insieme di poche sillabe tronche, non può autorizzarci a trarre conclusioni sicure e definitive su tutto il Vangelo di Marco, come esso si presenta nella versione moderna.
    3 - E infine dobbiamo osservare che, nell'ambito di questo dibattito, sembra che sia calato un velo di omertà sui cosiddetto Vangeli giudeo-cristiani ("degli Ebioniti", "dei Nazorei", "degli Ebrei"...) e che nessuno voglia domandarsi se il 7Q5, invece che avere legami col Vangelo di Marco, non abbia piuttosto una relazione stretta con quei documenti. In fin dei conti sarebbe anche più verosimile. Basti pensare alle precedenti due obiezioni, che non sussistono nei confronti dei testi giudeo-cristiani.
    E allora, il problema deve essere riproposto in questi termini:
    a) cos'era quel documento in cui ci sembra di riconoscere la somiglianza con un passo del nostro Vangelo di Marco?
    [Questo è il primo quesito, che deve sostituire la fanfara superficiale ed opportunistica del tipo "evviva, abbiamo trovato la copia originale del Vangelo di Marco"].
    b) perché si trovava lì, negli archivi dei Qumraniani?
    [E questo è il secondo quesito che deve sostituire l'omertà opportunistica con cui si evitano sistematicamente tutte le sue possibili implicazioni]

    4 - I VANGELI PRIMITIVI
    Normalmente i cattolici considerano i quattro Vangeli canonici come i documenti unici, veritieri, ispirati, che parlano di Gesù. Li avrebbero scritti i esattamente i quattro evangelisti, Marco, Matteo, Luca e Giovanni, che avrebbero preso la penna, si sarebbero messi al tavolino e, da bravi ebrei (almeno per quanto riguarda Marco, Matteo e Giovanni; mentre Luca forse non era ebreo), avrebbero cominciato a scrivere in greco dotto, attingendo (è il caso di Giovanni) dalla teoria ellenistica del Logos! E, più o meno, come i testi sarebbero usciti dalla loro penna, così sarebbero arrivati sotto i nostri occhi, almeno in una buona parte.
    I credenti non sono molto disposti a prendere in considerazione l'idea, assai più verosimile, che i testi evangelici possano essere il frutto di una redazione stratificata, nonché di una selezione accurata degli innumerevoli scritti che si sono dati questo titolo, e che hanno contribuito a costruire progressivamente, nei secoli, l'immagine teologica di Gesù Cristo. Preferiscono dimenticare la straordinaria complessità della letteratura paleocristiana e delle comunità da cui essa è stata espressa, e, di fronte ad un francobollo con tre o quattro sillabe controverse, gridano felici: "abbiamo trovato il Vangelo di Marco originale...".
    Ma, nell'euforia, dimenticano che ciò darebbe adito a pericolose conseguenze. Infatti, visto che siamo in vena di ricostruzioni un po' sbrigative, a questa esclamazione potremmo anche essere tentati di aggiungere
    : "...scritto proprio dalla mano dell'evangelista sotto la dettatura di San Pietro". Al che verrebbe fatto di domandare: "...ma dove? Comodamente seduti al tavolino in una delle sale del monastero esseno di Qumran?" offrendo così una possibilità all'idea che il professor Eisenman abbia ragione nel credere che Qumran fosse la sede dei cristiani-ebrei.


    Oppure preferiamo credere che Marco avrebbe scritto il suo Vangelo a Roma (come è sempre stato detto) e che poi una copia del testo sia tornata indietro in Palestina e sia stata casualmente archiviata a Qumran, da parte di una setta messianica esclusivista, che coi cristiani non aveva niente a che fare?
    Se la prima ipotesi è molto ardua, la seconda è ridicola e si confuta da sola.


    Gli esseni facevano collezione di libri e raccoglievano anche ciò che non apparteneva alla loro ideologia settaria? Quando mai? Quella presenza è, in realtà, una denuncia senza precedenti, che lega i qumraniani ai primissimi cristiani più di quanto non possano farlo tutte le altre considerazioni contenute in questo studio.
    Ma torniamo al discorso sui Vangeli primitivi. Il fatto è che alcuni Padri della Chiesa (Epifanio, Ireneo, Eusebio di Cesarea, Teodoreto...) nei loro scritti hanno criticato aspramente alcuni Vangeli che oggi non ci sono più e, nel fare questo, non solo ci hanno informato della loro esistenza ma, nella foga di confutarli, ci hanno detto qualcosa di importante sul loro contenuto:
    "...nel Vangelo che essi (gli Ebioniti) usano, detto "secondo Matteo", ma non interamente completo, bensì alterato e mutilato, e che chiamano "ebraico"... hanno tolto la genealogia di Matteo...". (Epifanio, Haer., XXX, 13, 6).
    "...(gli Ebioniti) seguono unicamente il Vangelo che è secondo Matteo e rifiutano l'apostolo Paolo, chiamandolo apostata della legge...". (Ireneo, Adv. Haer., I, 26).
    "...Gli Ebioniti, pertanto, seguendo unicamente il Vangelo che è secondo Matteo, si affidano solo ad esso e non hanno una conoscenza esatta del Signore...". (Ireneo, Adv. Haer., III, 11).
    "...costoro pensavano che fossero da rifiutare tutte le lettere dell'apostolo (Paolo), chiamandolo apostata della legge, e servendosi del solo Vangelo detto secondo gli ebrei, tenevano in poco conto tutti gli altri...". (Eusebio di Cesarea, Hist. Eccl., III, 27).
    "...(I Nazarei) posseggono il Vangelo secondo Matteo, assolutamente integrale, in ebraico, poiché esso è ancora evidentemente conservato da loro come fu originariamente composto, in scrittura ebraica. Ma non so se abbiano soppresso le genealogie da Abramo fino a Gesù...". (Epifanio, Haer. XXIX, 9,4).
    "...(I Nazarei) accettano unicamente il Vangelo secondo gli Ebrei e chiamano apostata l'apostolo (Paolo)...". (Teodoreto, Haer. Fabul. Comp. II, 1).
    "...(I Nazarei) hanno usato soltanto il Vangelo secondo Matteo...". (Teodoreto, Haer. Fabul. Comp. II, 2).
    "...Essi sono Giudei che onorano Cristo come uomo giusto e usano il Vangelo chiamato secondo Pietro...". (idem).
    Veniamo così a sapere che esisteva una nutrita letteratura paleocristiana, oggi nota con la denominazione "giudeo-cristiana", prodotta da comunità pienamente appartenenti alla fede giudaica e rispettose della legge mosaica, che rifiutavano le idee del sedicente apostolo Paolo e che, al loro tempo, erano chiamate "Ebioniti" e "Nazorei". Il primo dei due termini significa "i poveri", ed è coerente con lo stile di vita frugale della setta Qumraniana, che negava il possesso privato di beni materiali sulla base di una totale condivisione sociale, mentre il secondo termine è lo stesso titolo che accompagna il nome di Gesù nella narrazione evangelica (Iesous o Nazoraios) e che non ha niente a che fare con la città di Nazaret (vedi "Il problema del titolo Nazareno").
    In pratica, la letteratura giudeo-cristiana ha tutti i requisiti per essere considerata non solo molto vicina alla cosiddetta Chiesa primitiva degli apostoli Pietro e Giacomo (si pensi alla conflittualità fra Pietro e Paolo, ovverosia fra i cristiani giudaizzanti e quelli gentilizzanti, che gli Atti degli Apostoli cercano elegantemente di minimizzare presentandola come una diatriba interna al movimento cristiano primitivo), ma essa ha i requisiti per essere considerata anche un'espressione del pensiero esseno e per creare un collegamento, se non una identità, fra la comunità Qumraniana e la Chiesa primitiva degli apostoli giudaizzanti.

    Un'interpretazione di questo genere è l'unica che possa spiegare ragionevolmente (insieme a tanti altri problemi del cristianesimo primitivo) la misteriosa ed enigmatica presenza di un frammento evangelico a Qumran.

    Esso non è il Vangelo secondo Marco che leggiamo oggi ma, con estrema probabilità, un documento correlato con quelle fonti scomparse da cui hanno attinto liberamente i seguaci della "via paolina" per redigere il Vangelo secondo Marco e gli altri sinottici (Matteo e Luca).

    Potrebbe addirittura trattarsi di qualcosa di vicino alla famosa "fonte Q" che alcuni esegeti considerano la fonte degli evangelisti Matteo e Luca.
    E' un peccato che il frammento in questione sia solo una briciola con poche sillabe leggibili; infatti, se avessimo potuto visionare il testo integrale di cui 7q5 è un frammento, avremmo probabilmente fatto utili scoperte sulla dinamica delle origini evangeliche
    , assai poco inquadrabili nelle attuali tesi proposte dalla tradizione.
    (Donnini)



    Edited by Aialon - 9/9/2009, 02:21
     
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  2. Hard-Rain
     
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    Pima di arrivare a certe conclusioni, vi sono pro e contro all'identificazione del frammento 7Q5 con Mc. 6,52-53. Per un bilancio approfondito sulle varie problematiche, segnalo:

    https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Il%2...mento%207Q5.pdf

    Versione web:

    https://digilander.libero.it/Hard_Rain/7Q5/7Q5_1.htm

    Peraltro sono state fatte ipotesi di attribuzione a parti del Nuovo Testamento greco anche per altri frammenti qumranici della grotta 7Q:

    https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Fram...0grotta%207.pdf

    Versione web:

    https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Fram...i7Q/7Qpart1.htm
     
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    אילון

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    CITAZIONE (Hard-Rain @ 9/9/2009, 13:25)
    Pima di arrivare a certe conclusioni, vi sono pro e contro all'identificazione del frammento 7Q5 con Mc. 6,52-53. Per un bilancio approfondito sulle varie problematiche, segnalo:

    https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Il%2...mento%207Q5.pdf

    Versione web:

    https://digilander.libero.it/Hard_Rain/7Q5/7Q5_1.htm

    Peraltro sono state fatte ipotesi di attribuzione a parti del Nuovo Testamento greco anche per altri frammenti qumranici della grotta 7Q:

    https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Fram...0grotta%207.pdf

    Versione web:

    https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Fram...i7Q/7Qpart1.htm

    Si, si conosco.
    Certo una bella patata bollente per il Cristianesimo, comunque si voglia rigirarla, chissà come mai padre O'Challagan ne potè dar notizia, solo
    dopo la morte del caro De la Veux molti anni dopo? Ma che importa infondo, queste cose non interessano ai miliardi di fedeli ai quali quest'anno
    è stato proibito di baciare l'ampolla con il "sangue" di S.Gennaro per paura dell'influenza, il clero può continuare a dormire sonni tranquilli.






     
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  4. paola860
     
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    CITAZIONE (Aialon @ 9/9/2009, 17:21)
    CITAZIONE (Hard-Rain @ 9/9/2009, 13:25)
    Pima di arrivare a certe conclusioni, vi sono pro e contro all'identificazione del frammento 7Q5 con Mc. 6,52-53. Per un bilancio approfondito sulle varie problematiche, segnalo:

    https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Il%2...mento%207Q5.pdf

    Versione web:

    https://digilander.libero.it/Hard_Rain/7Q5/7Q5_1.htm

    Peraltro sono state fatte ipotesi di attribuzione a parti del Nuovo Testamento greco anche per altri frammenti qumranici della grotta 7Q:

    https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Fram...0grotta%207.pdf

    Versione web:

    https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Fram...i7Q/7Qpart1.htm

    Si, si conosco.
    Certo una bella patata bollente per il Cristianesimo, comunque si voglia rigirarla, chissà come mai padre O'Challagan ne potè dar notizia, solo
    dopo la morte del caro De la Veux molti anni dopo? Ma che importa infondo, queste cose non interessano ai miliardi di fedeli ai quali quest'anno
    è stato proibito di baciare l'ampolla con il "sangue" di S.Gennaro per paura dell'influenza, il clero può continuare a dormire sonni tranquilli.

    Mio caro Aialon, sai benissimo che aspirano alla vita eterna. Hanno paura che l'influenza li possa colpire e quindi prendono le dovute precauzioni. :D

     
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  5. Hard-Rain
     
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    Si, si conosco.
    Certo una bella patata bollente per il Cristianesimo, comunque si voglia rigirarla, chissà come mai padre O'Challagan ne potè dar notizia, solo
    dopo la morte del caro De la Veux molti anni dopo? Ma che importa infondo, queste cose non interessano ai miliardi di fedeli ai quali quest'anno
    è stato proibito di baciare l'ampolla con il "sangue" di S.Gennaro per paura dell'influenza, il clero può continuare a dormire sonni tranquilli.

    Aialon, Roland de Vaux è morto nel settembre del 1971, l'articolo sul 7Q5 di O'Callaghan è del 1972, soltanto un anno dopo, ed è stato pubblicato sulla rivista Biblica, edita dal Pontificio Istituto Biblico di Roma, il cui rettore era all'epoca Carlo Maria Martini, ora arcivescovo di Milano. La Chiesa al contrario ha insistito molto su questa identificazione, tieni conto che nel 1995 al meeting cattolico di Rimini furono esposti tutti i frammenti greci della grotta 7Q e ci fu una campagna di pubblicizzazione dell'evento. Negli anni '90 il professor Thiede, vicino al Vaticano e fervente "cristiano", ha scritto alcuni libri sull'argomento, tutti spudoratamente a favore dell'identificazione. Queste posizioni sono tuttavia giudicate estremistiche dalla comunità scientifica internazionale data la difficoltà oggettiva di dimostrare l'esatta corrispondenza, difficoltà di natura prettamente tecnica. Occorre infatti postulare simultaneamente: (1) un cambio delta-tau, oltretutto in un verbo come diaperaw che ha anteposta la preposizione comunissima dia-; (2) la presenza di una lettera "ni" di lettura pressochè impossibile; (3) l'omissione del moto a luogo "epi then ghen", il tutto in poche lettere di testo. E, anche così facendo, permangono dubbi di natura sticometrica. Alcuni famosi papirologi, come appunto Thiede, Daris e la Montevecchi si sono dichiarati favorevoli. Altri autorevoli scienziati, invece, dicono che è improbabile che il frammento identifichi Mc. 6,52-53. Quello che è certo è che Mc. 6,52-53 è il testo che più si avvicina tra quelli noti al nostro frammento. Il quale potrebbe essere un oggetto sconosciuto: nella grotta 4Q, per esempio, sono stati ritrovati alcuni frammenti greci che sono tuttora senza attribuzione, sebbene presentino molte più lettere leggibili di 7Q5. Forse, se avessimo più lettere anche in 7Q5, potremmo stabilire con esattezza che è un testo greco a noi non noto. Per quanto concerne i rapporti tra proto cristianesimo ed Essenismo, il Papa Benedetto XVI ha pronunciato parole come: "Gesù ha realmente sparso il suo sangue alla vigilia della Pasqua nell’ora dell’immolazione degli agnelli. Egli però ha celebrato la Pasqua con i suoi discepoli probabilmente secondo il calendario di Qumran, quindi almeno un giorno prima. L’ha celebrata senza agnello, come la comunità di Qumran, che non riconosceva il tempio di Erode ed era in attesa del nuovo tempio." (omelia del giovedì santo del 5 Aprile 2007). Non credo, dunque, che la Chiesa abbia particolari problemi a identifcare il 7Q5 con Marco o con un proto-Marco, se persino un Papa come quello attuale si spinge a ipotizzare che Gesù fosse un Esseno vicino alla comunità qumranica. Chiaramente bisogna essere scientificamente consapevoli, prima di trarre delle conclusioni, che la questione dell'attribuzione non è definitiva e apre, al contrario, tanti dubbi.
     
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    Hard-Rain,9/9/2009, 19:30

    Aialon, Roland de Vaux è morto nel settembre del 1971, l'articolo sul 7Q5 di O'Callaghan è del 1972, soltanto un anno dopo, ed è stato pubblicato sulla rivista Biblica, edita dal Pontificio Istituto Biblico di Roma, il cui rettore era all'epoca Carlo Maria Martini, ora arcivescovo di Milano.

    Sinceramente a me non me ne importa nulla, mi chiedevo solamente come mai il povero padre O'Challagan
    dal 1955 quando si rese conto di ciò che aveva in mano, fu tacitato da Dela Vaux e solo nel 1972, addirittura
    un anno dopo la morte del suo superiore De la Vaux riuscì a rendere la cosa di pubblico dominio.



     
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  7. Hard-Rain
     
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    Aialon, da dove si evince che Josè O'Callaghan abbia iniziato a lavorare ai frammenti qumranici fin dal 1955? Io ne sento parlare per la prima volta qui e da te soltanto. Lo ha dichiarato lui stesso? In rete circola da anni il seguente resoconto di una conferenza tenuta dal professor O'Callaghan:http://www.scuoladiculturacattolica.org/ar...erenza%2010.htm e ce ne sono anche altre similari. Qui O'Callaghan racconta che nel momento in cui ebbe l'idea della attribuzione a Mc. 6,52-53 si trovava a Roma e insegnava al Pontificio Istituto Biblico. Chi conosce la vita di O'Callaghan sa bene che egli fu professore a Roma solo dal 1971 in poi, quindi l'idea gli venne tra il 1971 e il 1972 non certo fin dal 1955. Ciò dimostra, al contrario, che, appena avuta, l'idea questa fu subito pubblicata su Biblica, rivista del Pontificio Istituto Biblico di Roma. Quali veti, dunque, pose mai la Chiesa? Probabilmente, de Vaux, morto nel settembre del '71, non seppe mai neppure nulla delle idee di O'Callaghan, se le date sono quelle, tenuto anche conto che O'Callaghan si trovava a Roma e non a Gerusalemme presso l'Ecole Biblique e non dipendeva certo da de Vaux ma semmai da Martini. Difatti gli attacchi ad O'Callaghan sono arrivati da altre persone, alcune delle quali membri dell'Ecole Biblique di Gerusalemme, come Emile Puech. Attacchi, peraltro, condotti nella maggior parte dei casi con documenti pubblicati sulla Revue de Qumran o altre riviste scientifiche, il che vuol dire che, onestamente, le obiezioni avanzate sono piuttosto serie e non delle levate di scudi prive di validità. Persino Kurt Aland, un filologo, un neotestamentarista lontano anni luce dall'archeologia di un de Vaux, si pronunciò contro la proposta di attribuzione.

    Con stima, HR.

    Edited by Hard-Rain - 9/9/2009, 23:57
     
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    אילון

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    CITAZIONE (Hard-Rain @ 9/9/2009, 23:41)
    Aialon, da dove si evince che Josè O'Callaghan abbia iniziato a lavorare ai frammenti qumranici fin dal 1955? Io ne sento parlare per la prima volta qui e da te soltanto. Lo ha dichiarato lui stesso? In rete circola da anni il seguente resoconto di una conferenza tenuta dal professor O'Callaghan:http://www.scuoladiculturacattolica.org/ar...erenza%2010.htm e ce ne sono anche altre similari. Qui O'Callaghan racconta che nel momento in cui ebbe l'idea della attribuzione a Mc. 6,52-53 si trovava a Roma e insegnava al Pontificio Istituto Biblico. Chi conosce la vita di O'Callaghan sa bene che egli fu professore a Roma solo dal 1971 in poi, quindi l'idea gli venne tra il 1971 e il 1972 non certo fin dal 1955. Ciò dimostra, al contrario, che, appena avuta, l'idea questa fu subito pubblicata su Biblica, rivista del Pontificio Istituto Biblico di Roma. Quali veti, dunque, pose mai la Chiesa? Probabilmente, de Vaux, morto nel settembre del '71, non seppe mai neppure nulla delle idee di O'Callaghan, se le date sono quelle, tenuto anche conto che O'Callaghan si trovava a Roma e non a Gerusalemme presso l'Ecole Biblique e non dipendeva certo da de Vaux ma semmai da Martini. Difatti gli attacchi ad O'Callaghan sono arrivati da altre persone, alcune delle quali membri dell'Ecole Biblique di Gerusalemme, come Emile Puech. Attacchi, peraltro, condotti nella maggior parte dei casi con documenti pubblicati sulla Revue de Qumran o altre riviste scientifiche, il che vuol dire che, onestamente, le obiezioni avanzate sono piuttosto serie e non delle levate di scudi prive di validità. Persino Kurt Aland, un filologo, un neotestamentarista lontano anni luce dall'archeologia di un de Vaux, si pronunciò contro la proposta di attribuzione.

    Con stima, HR.

    Generalmente esistono sempre almeno due versioni dei fatti, quella ufficiale e quella vera, poi eventualmente quelle collaterali.
    O’Challagan era un bravissimo papirologo, intelligente, schivo e rispettosissimo delle gerarchie ufficiali, pertanto quel discorso è perfetto per una verità ufficiale e per chi se ne accontenta.
    Certo a chi ha visto le foto di De Vaux e di O’Challagan che razzolavano nella grotta di Qumran negli anni '50, e conosce cose (vedi sotto) che sfuggono alle masse, o vengono fatte sfuggire, ci si rende conto che la verità giace sul fondo di un pozzo senza fondo.
    Ma non ha importanza sancta romana ecclesia è maestra poi nel buttare le cose in caciara.

    A.

    IL RITROVAMENTO

    1955
    La grotta 7 di Khirbet Qumran restituì alcuni frammenti di papiro fra cui quello denominato 7Q5 e datato da alcuni, sulla base di considerazioni storiche e stilistiche, all'anno 50 circa. Si trattava di un oggetto di 3,9 cm di altezza e 2,7 cm di larghezza, che possiamo vedere nell'immagine ingrandita qui a destra. Il gesuita spagnolo Joseph O'Callaghan, esperto papirologo, si mise quasi casualmente ad indagare il frammento in questione (da un punto di vista papirologico) e credette di individuare in esso, sulla base della coincidenza di alcune lettere dell'alfabeto greco, un brano del Vangelo di Marco (Mc 6-52,53)
    Nonostante le polemiche e le ostilità mostrategli persino dai suoi correligionari, Padre O'Callaghan continuò a sostenere la tesi della identificazione 7Q5 = Mc 6-52,53.
    Egli era un papirologo, non un biblista, e forse non aveva le stesse motivazioni che spingevano l'École Biblique a evitare le inquietanti implicazioni del problema.
    Dunque l'analisi papirologica del frammento è andata avanti, fino al punto da rinforzare la tesi della identificazione.
    E' chiaro che una questione così delicata doveva essere opportunamente gestita perché i suoi pericoli fossero scongiurati e il danno si trasformasse in beneficio. Ed ecco allora che essa fu presentata al pubblico in tutt'altra luce, rispetto alle problematiche cui abbiamo appena accennato; in pratica fu creata una fanfara trionfalistica del tipo: "...Abbiamo trovato una traccia originale del Vangelo, estremamente vicina a Gesù e al suo tempo!
    L'ipotesi di O'Callaghan fu la seguente: il Vangelo secondo Marco non sarebbe posteriore alla distruzione di Gerusalemme (70 d.C.), al contrario, sarebbe stato scritto forse meno di venti anni dopo la crocifissione di Cristo. Il Padre O'Callaghan non si rese conto, in realtà, di avere preso in mano una bomba... e di rischiare che gli scoppiasse fra le mani.
    LE PRIME RESISTENZE
    Per la verità, non appena lo studioso gesuita comunicò la sua presunta importante scoperta, gli furono immediatamente opposte delle resistenze, persino da un gruppo di studiosi cattolici specializzato nell'indagine dei reperti di Khirbet Qumran: dall'Ecole Biblique di Gerusalemme, capeggiata dal famoso Padre De Vaux.
    Questo potrebbe sembrarci strano. In effetti i membri dell'Ecole Biblique avrebbero dovuto essere contenti dell'esistenza di un elemento probatorio a favore dell'idea che la redazione evangelica fosse assai più primitiva e vicina a Gesù di quanto non si era pensato fino a quel momento. Così infatti poteva sembrare.


    Altri manoscritti, invece, erano finiti al Museo Rockefeller, nella parte est di Gerusalemme, in mano giordana. Si formarono così due commissioni di studio indipendenti: una sotto il controllo di Yigael Yadin, in Israele, e l'altra sotto il controllo di Padre de Vaux, un sacerdote cattolico, in Giordania.

    A causa dei pessimi rapporti fra i due paesi, le commissioni lavorarono sui manoscritti in modo del tutto indipendente, senza alcuna possibilità di comunicazione, con tutti gli svantaggi della situazione. Era evidente che i risultati degli uni avrebbero dovuto essere confrontati ed integrati con quelli degli altri, ma la cosa non era possibile.
    Il problema fu risolto nel 1967 quando, in conseguenza della guerra dei sei giorni, Gerusalemme est passò in mano israeliana e tutto quanto si trovava in essa diventò proprietà del governo israeliano, compresi i rotoli di Qumran conservati al Rockefeller Museum. Nel libro "Il Mistero del Mar Morto", gli autori Baigent e Leigh descrivono l'atteggiamento che a questo punto avrebbe assunto Padre de Vaux .
    Essi sostengono che il sacerdote, finché il materiale era in mano giordana, avesse cercato di impedire l'accesso degli ebrei ai rotoli e che, al momento in cui questi passarono sotto l'autorità ebraica, egli temesse di perdere il controllo dell'indagine sul materiale qumraniano.
    Qualche ragione lo avrebbe spinto a mantenere la cosa sotto la sua stretta sorveglianza. Baigent e Leigh raccontano che De Vaux era un domenicano, che era stato inviato, a partire dal 1929, alla École Biblique di Gerusalemme, nella quale fu prima insegnante e poi direttore. Essi sostengono che fosse un uomo carismatico, energico, con una fortissima vocazione alla difesa della dottrina cattolica.
    Il governo israeliano, che nel 1967 aveva ben altre cose da pensare che ai rotoli del Mar Morto, lasciò a de Vaux il compito di supervisionare il lavoro di analisi e lo incaricò di formare e dirigere una équipe internazionale, con l'impegno di pubblicare il più velocemente possibile i risultati delle ricerche.
    Ovviamente l'espressione "équipe internazionale" fa pensare alla precisa intenzione di creare un gruppo allargato, caratterizzato dalla presenza di componenti diverse che potessero garantire una gestione non di parte del lavoro. Ma in realtà fu esattamente il contrario di così. Sempre Baigent e Leigh raccontano nel loro libro che gli israeliani non sarebbero stati invitati a partecipare al gruppo e che tutti i componenti sarebbero stati selezionati fra cristiani, personaggi non laici e di stretta osservanza: Franck Cross, del McCormick Theological Seminary di Chicago; monsignor Patrick Skehan, direttore dell'Albright Institute; Padre Jean Starcky, della École Biblique; Padre Maurice Baillet, francese; Padre Josef Milik, polacco; solo un certo John Allegro non era un personaggio così chiaramente inquadrato come gli altri, ma la sua presenza non fu tollerata per molto, fu presto estromesso e sostituito con John Strugnell, che avrebbe offerto garanzie di allineamento molto maggiori. Pare anche che la pubblicazione dei manoscritti sia stata ritardata a tempi straordinariamente lunghi.
    Perché tutto ciò? La ragione può essere individuata nel timore che i manoscritti reperiti a Khirbet Qumran potessero aprire la porta ad una serie di ripensamenti critici sul cristianesimo primitivo; infatti essi contengono collegamenti col cristianesimo delle origini, e possono offrire lo spunto per una discussione storica sulla figura di Gesù Cristo.
    Baigent e Leigh sostengono che per queste ragioni sarebbe stato reso difficoltoso l'accesso della comunità accademica internazionale al materiale qumraniano. Il mondo cattolico risponde negando con energia queste accuse e dichiarando che si tratta di insinuazioni prive di qualunque fondamento. In ogni caso, attualmente, dopo oltre tre decenni dalle prime scoperte, molto materiale è stato reso di pubblico dominio ed è accessibile in qualunque libreria ben fornita. Oggi prevale in una buona parte del mondo accademico una interpretazione secondo la quale il materiale qumraniano non sconvolgerebbe la nostra conoscenza storica del cristianesimo primitivo, ma noi mostreremo, nel seguito di questo studio, che tale idea potrebbe essere il frutto di una tendenza difensiva da parte del mondo cristiano e che si aprono altre possibili interpretazioni, secondo le quali il Cristo avrebbe avuto molto a che fare col movimento dei qumraniani.
    Michael Baigent,
    Richard Leigh
    IL MISTERO DEL MAR MORTO, I ROTOLI DI QUMRAN DALLA SCOPERTA ALL'INTRIGOMarco Tropea Editore, 1997.Titolo originale: The Dead Sea Scrolls Deception
    Esso chiarisce, in modo estremamente semplice e di piacevole lettura, le complicazioni che hanno portato ad una severa censura ecclesiastica del contenuto dei manoscritti per quasi un quarto di secolo
    David Donnini
    Gesù e i Manoscritti del Mar Morto
    Il Cristianesimo delle origini e l'identità storica di Cristo

    ECC...








     
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  9. Hard-Rain
     
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    Qui si sovrappongono cose diverse, un conto è la pubblicazione del resto dei manoscritti, un conto il discorso del frammento 7Q5, dal quale si era partiti per dire che certi ambienti ne temevano i possibili effetti sconvolgenti. Come dicevo, da quando ebbe l'idea, nel corso del 1971, a quando pubblicò l'articolo, non ci fu alcun intoppo. Che poi il 1955 sia una data troppo alta per la genesi di questa scoperta è confermato anche dal fatto che le poche lettere del 7Q5 sono state pubblicate per la prima volta soltanto nel 1962, in DJD III, Discoveries in the Judean Desert of Jordan III: Les “Petites Grottes” de Qumran, di M. Baillet, J.T. Milik e R. de Vaux. Come si poteva, dunque, lavorare fin dal 1955 a un oggetto del quale non esisteva ancora una trascrizione? Quindi la cronologia è la seguente: attorno al 1955 vengono scoperte le grotte con migliaia di frammenti e documenti, nel 1962 nella DJD III è pubblicato il testo del cosiddetto 7Q5 che nessuno osa ancora attribuire a un testo greco noto, nel 1971 O'Callaghan ha l'intuizione di attribuirlo a Mc. 6,52-53 (con però tutti i problemi scienitifici del caso), nel settembre di quello stesso anno muore de Vaux, intanto gli studi di O'Callaghan e le verifiche vanno avanti e nel 1972 su Biblica esce l'articolo sull'attribuzione di 7Q5 e altri frammenti a porzioni del Nuovo Testamento. Cosa ci sia di misterioso in questo processo non lo comprendo: ancora oggi frammenti greci come 7Q3, 7Q19, 4Q126 o 4Q127 restano senza attribuzione, dopo decine e decine di anni dalla pubblicazione, se qualcuno si vuole cimentare...

    QUOTE
    Ma non ha importanza sancta romana ecclesia è maestra poi nel buttare le cose in caciara.

    Questo eventualmente potrà anche essere vero, non saprei, dipende dai casi e dai punti di vista, ma, onestamente, non vedo cosa abbia a che fare con la faccenda del frammento 7Q5 e di O'Callaghan. Francamente, credo sia più semplice dimostrare questo asserto con altre considerazioni che non attraverso l'affaire 7Q5.

    Edited by Hard-Rain - 10/9/2009, 10:43
     
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    אילון

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    Hard-Rain,10/9/2009, 09:05
    Come dicevo, da quando ebbe l'idea, nel corso del 1971, a quando pubblicò l'articolo, non ci fu alcun intoppo.

    Certo, certo.


    CITAZIONE
    Che poi il 1955 sia una data troppo alta per la genesi di questa scoperta è confermato anche dal fatto che le poche lettere del 7Q5 sono state pubblicate per la prima volta soltanto nel 1962, in DJD III, Discoveries in the Judean Desert of Jordan III: Les “Petites Grottes” de Qumran, di M. Baillet, J.T. Milik e R. de Vaux. Come si poteva, dunque, lavorare fin dal 1955 a un oggetto del quale non esisteva ancora una trascrizione?

    A me risulta che lavoravano sugli originali e non sulle trascrizioni.

    CITAZIONE
    Quindi la cronologia è la seguente: attorno al 1955 vengono scoperte le grotte con migliaia di frammenti e documenti, nel 1962 nella DJD III è pubblicato il testo del cosiddetto 7Q5 che nessuno osa ancora attribuire a un testo greco noto, nel 1971 O'Callaghan ha l'intuizione di attribuirlo a Mc. 6,52-53 (con però tutti i problemi scienitifici del caso), nel settembre di quello stesso anno muore de Vaux, intanto gli studi di O'Callaghan e le verifiche vanno avanti e nel 1972 su Biblica esce l'articolo sull'attribuzione di 7Q5 e altri frammenti a porzioni del Nuovo Testamento. Cosa ci sia di misterioso in questo processo non lo comprendo: ancora oggi frammenti greci come 7Q3, 7Q19, 4Q126 o 4Q127 restano senza attribuzione, dopo decine e decine di anni dalla pubblicazione, se qualcuno si vuole cimentare...

    Certamente conosco la "verità" ecclesiastica.



    CITAZIONE
    Ma non ha importanza sancta romana ecclesia è maestra poi nel buttare le cose in caciara.

    Questo eventualmente potrà anche essere vero, non saprei

    CITAZIONE
    Francamente, credo sia più semplice dimostrare questo asserto con altre considerazioni che non attraverso l'affaire 7Q5.

    Più semplice? Sai per quanto la chiesa siano duemila anni che cerca di ingarbugliare le acque, per offrire alle masse le sue "semplici"
    verità, alla fine la Verità viene sempre a galla, se non dalle acque, ma dalla sabbia del deserto, che sia Qumran o Nag Hammadi, non importa.



    A.



     
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    אריאל פינטור

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    Aialon e Hard Rain, siete entrambi miei carissimi amici e persone serie, intelligenti e perbene.
    Cancellerò i post di attacco reciproco e scriverò in privato ad entrambi per alcuni chiarimenti.

    Voglio solo dire, pubblicamente che Hard rain è l'unico moderatore amministratore di cristianesimo primitivo, da sempre VERO amico degli Ebrei e di questi forum ebraici.
    In quell'occasione (cristianesimo primitivo) ha preso posizione in nostro favore, malgrado il fatto cche il sottoscritto abbia in alcune espressioni esagerato.
    So per certo che si è dissociato, moralmente, da alcune decisioni e comportamenti di quella amministrazione, pur piegandosi al volere della maggioranza e che non è tipo da bannare facilmente, né da cancellare una discussione.


    Aialon è una persona di animo nobile e leale, un vero amico, acuto osservatore e dalla battuta sagace.

    Vi chiedo, in nome della stima e dell'amicizia che ci lega, di non continuare con astio e polemmice e di riprendere la discussione sul tema, da dove si è interrotta.



    Edited by Negev - 11/9/2009, 01:32
     
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  12. Cicconetti G.
     
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    Ciao sono Gabriele, leggendo questo scambio di opinioni tra Hard Rain e Aialon,molto interessanti per altro, mi sono accorto di come le cose riguardo agli scritti antichi siano complesse ( o volutamente complesse) e, in un certo senso, spostabili da una posizione all'altra a piacimento.Mi sono accorto di come alcuni scritti vengano presi per buoni,dopo studi considerati validi e ottimali da esperti di primo piano,rispetto ad altri.E' chiaro che ognuno cerca di difendere le proprie posizioni e, in questo caso visti gli argomenti,i propri credi.Però trovo veramente strana una cosa.Per quello che riguarda la porzione di papiro rinvenuta a Qumram,mi sembra di capire che venga considerata una prova quasi inconfutabile,dalla gran massa di esperti, dell'esistenza di scritti che narrano le vicende del Messia Cristiano molto più vicini ai tempi della morte in croce di quest'ultimo,rispetto a quanto comunemente si pensasse.Allora ho pensato di come siano strane queste faccende,poichè ci sono scritti antichi,libri interi o parti di essi,scritti da illustri storici,vedi Celso o Tacito,dei quali per altro,come persone,se ne conosce la vita la morte e il mestiere che essi facevano,in poche parole sono fonti ben documentate (molto più di un semplice "francobollo" di papiro), che documentano che Cristo e i Cristiani in verità erano dei poco di buono,malfattori uccisi dai romani attraverso la croce.Ma purtroppo per loro ( e per noi) questi fior fiore di storici,poichè in passato sono stati descritti come autori anticristiani,le loro testimonianze sono continuamente messe in discussione.Invece,per la ricerca storica sul Cristianesimo,una ventina di lettere,alcune delle quali non troppo bene leggibili,sono una prova quasi inconfutabile. Alla faccia del sistema di ricerca scentifico e sistematico.
    Quella della porzione del papiro ha una valenza di prova mille volte meno pesante delle dichiarazioni degli antichi storici,quasi contemporanei allo svogersi dei fatti.Poi come ho detto ognuno è libero di difendere le proprie ragioni e i propri credi.
    Questo discorso non è indirizzato a nessuno di coloro che scrivono in questo blog, ma è solamente una mia riflessione della quale vi ho voluto portare a conoscenza.
    Grazie mille e salutoni da Rimini.
     
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  13. Pecora selvatica
     
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    Ciao Gabriele! :)

    ...tieni presente, che tutte le opere dell'antichità ci sono giunte, essenzialmente, grazie al lavoro dei monaci copisti emanuesi medievali, cristiani! Anche Celso, che hai citato, conosciamo parte del suo pensiero ci è giunto solo grazie all'opera di Origene (Contra Celsum), che appunto scrive il suo pensiero, cristiano, contro il pensieroo di Celso, che è invece anticristiano....
     
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  14. Cicconetti G.
     
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    Pecora selvatica scrive


    ...tieni presente, che tutte le opere dell'antichità ci sono giunte, essenzialmente, grazie al lavoro dei monaci copisti emanuesi medievali, cristiani! Anche Celso, che hai citato, conosciamo parte del suo pensiero ci è giunto solo grazie all'opera di Origene (Contra Celsum), che appunto scrive il suo pensiero, cristiano, contro il pensieroo di Celso, che è invece anticristiano....
    [/QUOTE]

    Ciao Pecora e grazie,sono al corrente,e più che d'accordo,di ciò che hai scritto. Io intendevo solamente fare un paragone tra l'importanza che si da ad un pezzo di papiro anonimo ed sbiadito e alcuni scritti titolati, anche se tramandati e con grandissima possibilità d'interpolazione.
    Per quello che riguarda quel pezzettino di papiro ho letto da qualche parte,non mi ricordo dove però,( potrei sbagliarmi), che anagrammando le lettere sono fuoriusciti un passo del vangelo di Giovanni e un paio di brani della Bibbia (o meglio dei pezzi di brani della bibbia).A proprosito tu ne sai qualcosa di ciò?
    Salutoni da Rimini.
     
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  15. Pecora selvatica
     
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    CITAZIONE
    Per quello che riguarda quel pezzettino di papiro ho letto da qualche parte,non mi ricordo dove però,( potrei sbagliarmi), che anagrammando le lettere sono fuoriusciti un passo del vangelo di Giovanni e un paio di brani della Bibbia (o meglio dei pezzi di brani della bibbia).A proprosito tu ne sai qualcosa di ciò?

    :) Ciao! No, mi spiace non ne so nulla, anzi se trovi qualcosa in più, posta tutto che mi pare molto interessante! :)
     
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56 replies since 9/9/2009, 01:04   1877 views
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