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Elisha Kimron.
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QUOTEE’ possibile rivolgersi a Dio chiamandolo Abba, ma mai si
chiamerebbe qualcuno “figlio del Padre”.
Giusto. Si può aggiungere che è usuale nelle preghiere la forma ebraica: avinu shebashammaim (nostro padre che è nei cieli)
che figura nella Mishnah insieme a "aviv shebashammaim" (padre suo che è nei cieli), anche nei midrashim e nel talmud Yerushalmi abbiamo le espressioni אבוהון דבשמיא , avuhon debeshmaià (loro padre che è nei cieli) e אבוכון דבשמיא (avuchon debeshmaià, vostro padre che è nei cieli).QUOTEIn realtà questo tanna del Talmud appartiene alla terza generazione degli
amoraim,
non era un tanna è era un amorà, amoraim è il plurale di amorà, il periodo dei tannaim (sing. tanna) va dal 40 al 220, quello degli amoraim va dal 220 al 460.QUOTESe diciamo in aramaico barà deAbba intendiamo: quel particolare figlio che è Suo figlio del
Padre. Il determinativo si applica al figlio che da bar diviene barà o (anche berè o berà).
Correggerei così:
Il determinativo si applica al figlio che da בר (bar) diviene ברא (barà, berà, il figlio) o בריה (berè, figlio suo).
Facendopoi precedere la lettera dalet ad Abba si conferisce all’espressione il senso dell’appartenenza: ברא דאבא (berà deabba), il figlio del Padre, così facendo si determina anche il Padre. Dunque, se si volesse dire “Figlio del Padre” in aramaico si dovrebbe dire: בריה דאבא (berè deAbba), figlio-suo del-padre, una espressione che traslitterata in greco fornisce una traslitterazione incompatibile conQUOTELa traduzione letterale sarebbe: “potete far digiunare i figli della
camera nuziale mentre lo sposo è con loro?”.
la versione ebraica tradotta ha benè Hachuppah (figli della camera nuziale), che significa: invitati alle nozze ed è un'espressione attualmente usata nell'ebraico moderno. A proposito ho controllato anche barabba e riporta בר אבא (bar Abba), quindi patronimico.QUOTEmizwah è un nome di gruppo
il nome di gruppo è un nome al singolare che designa un plurale, in questo caso mizwah (comandamento) è come se fosse mizwot (comandamenti).QUOTEPotrebbe essere questa la scelta che è stata fatta dagli autori dei sinottici:
preservare il nome originario in una forma traslitterata.
Questo lo trovo logico.QUOTEdel verbo greco dhlÒw, cioè “significare”, informandoci che l’appellativo “significa
stella”, usando il greco ¢st»r. Ma in aramaico questo non vuol dire semplicemente essere una
“stella”.
Infatti, te lo volevo dire io, mi hai preceduto.QUOTEnome che significa gazzella
l'autore di Atti qui però sbaglia oppure forse gazzella a quei tempi veniva chiamata anche Tavita.QUOTE“bar tavita” è come dire che è molto bella,
potrebbe corrispondere a: la bellezza personificata perché da questa idea in aramaico.QUOTEAnche “aialah”,
femminile di “aiahl”,
aial, senza l'acca.QUOTEBAR RABBAN
Questa è una ipotesi di Abramo, io non l'ho mai letto. Bisogna puntualizzare che è un'ipotesi.QUOTEBarabba, secondo Girolamo, è dunque “figlio del
nostro maestro”. “Filius” in latino è il classico nome per figlio biologico, ma nel latino ecclesiastico
significa anche discepolo, allievo, nella stessa vulgata (realizzata proprio da Girolamo) è usato
anche per “fedele”. “Magister” è tipicamente un maestro, colui che “insegna” a degli allievi,
Berabbi è un titolo che significa: discepolo del maestro, a cui si fa seguire di solito il nome del maestro.QUOTESecondo quel che egli chiama il
“vangelo degli Ebrei”, dunque, Barabba era interpretato come “figlio del loro (eorum) maestro”. E’
importante questa attestazione di Girolamo, qui egli scrive chiaramente “del loro” maestro, non del
“nostro” maestro, che potrebbe lasciare intuire qualche collegamento con Gesù, chiamato anche
maestro.
Su questo non sono d'accordo, se era usato originalmente il termine berabbi indica sempre un maestro che ha degli allievi. Oppure, cosa più probabile. rabban potrebbe essere interpretato letteralmente con: il loro maestro, rabbi, mio maestro, rabban, loro maestro, è una forma ebraicizzata o abbreviata dell'aramaico רבהון (rabehon), il loro maestro, come nell'ebraico rabbam che nell'aramaico cambia la mem in nun.QUOTEPoiché “Rabba” in aramaico significa anche “grandezza” potremmo interpretare il nome di Barabba
come “Colui che è Grande”, un appellativo che indubbiamente si addice bene ad un brigante, come
nome di battaglia.
anche se fosse rabban, inteso come una abbreviazione di rabehon, potrebbe essere interpretato come il capo, infatti rabehon è usato qualche volta nel Talmud Yerushalmi proprio con questo senso.QUOTEIl titolo rabbinico “Rabban” è il titolo del Nassì (presidente) della medinà
medinah significa nazione, forse è meglio notificarlo.QUOTEA questo punto invece di “bar rabban” si potrebbe ipotizzare un
kinui makdim come nell’aramaico biblico a ottenere: בה רבן . L’espressione è “ba rabban”, che
significa: “lui stesso è presidente” e si applica al soggetto.
bisognerebbe leggerlo però be rabban perché rabban è maschile, il ba lo si usa con il femminile ammenocchè non si voglia dire: vogliamo nella sanehdrin o nella medinah costui come rabban dove ba sottointenda la medinah o la sanhedrin. Potrebbe starci in un soprannome, ma la reputo lo stesso una interpretazione troppo fantasiosa, ma è pur vero che in giro ne trovi di più fantasiosi e impossibili, almeno questa potrebbe essere possibile. Ok... Potrebbe, scritto con la maiuscola. Non ne sono così tanto convinto.QUOTEoppure l’appellativo
poteva essere un titolo onorifico per dire che quel personaggio poteva essere o era ritenuto dalla sua
cerchia il presidente della nazione ebraica, date le sue capacità.
Allora è be rabban. Il kinui makdim sottointende la volontà della precedenza, nel senso che lo vogliamo ora come rabban. Il significato letterale di questa particella be è: questo stesso.
Ora sono arrivati i nipotini e devo chiudere.
Shalom.