I primi cristiani non si chiamavano cristiani

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. paola860
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Yitro ha Kushi @ 19/7/2009, 13:47)
    Cara Anna, ben ritrovata; è anche una gioia parlare di queste cose in un forum in cui non siamo fuori luogo rispetto alle finalità originarie dello spazio.

    Senza presunzione, ma siccome tu stessa ammettevi di essere nuova all'argomento, mi permetto di farti notare che ci sono diverse imprecisioni nel tuo riassunto, e anche in un'affermazione di Mera. Procedo con ordine.

    Preliminarmente ti sconsiglio di dare ascolto a Sabato, di cui linki il sito, perché è un sensazionalista senza alcun titolo per parlare dei suoi cospirazionismi.

    I membri della prima comunità erano chiamati "Nazoraioi" (Atti 24, 5). Alcune citazioni nella letteratura talmudica portano i più a tradurre questo termine come notzriym. Tuttavia si deve notare che Gerolamo, che conobbe i Nazoraioi personalmente ad Aleppo, consapevolmente traduce il loro nome come nazaraei, che è il medesimo con cui, nella sua resa dell'Antico Testamento, traduce l'ebraico nezirym (nazirei). Insomma la denominazione originaria in ebraico è dibattuta.

    La questione del Vangelo secondo gli Ebrei è molto complessa. "Ebraioi" pare essere una sorta di sinonimo di Nazorei, o comunque di Ebrei-"Cristiani", ossia quegli Ebrei che riconoscono in Yeshua il Messia ma osservano la Torah; è un modo per distinguersi da "Giudei" in maniera specifica. Nota ad esempio che nei Vangeli i passi in cui Cristo discute con i Giudei denominano questi appunto Giudei, mentre la Lettera agli Ebrei, che erano discepoli di Cristo, li chiama Ebrei. In ogni caso, si hanno molte attestazioni di un simile uso del termine "Ebrei" per riferirsi agli Ebrei-Cristiani, e tutte queste attestazioni provengono dall'Egitto. Infatti le prime citazioni del Vangelo secondo gli Ebrei sono da autori egiziani (Clemente Alessandrino, Didimo, Origene; poi Gerolamo dalle opere di Origene). Inoltre anche Origene si riferisce al proprio maestro ebreo-cristiano come "l'Ebreo" (o il maestro ebreo nella traduzione latina). Si è dunque ritenuto che "Ebrei" fosse l'epiteto per definire gli Ebrei-cristiani nell'ambiente d'Egitto tra il I e il IV secolo. In ogni caso è certo che il Vangelo secondo gli Ebrei era conosciuto in quell'area.

    Nota bene però: questo Vangelo è citato da autori greci, e per quel che ne sappiamo era scritto in greco. Non vi è ragione di credere che da esso derivi Matteo, giacché le attestazioni sono più tardive, ed è anch'esso in greco, mentre al massimo il problema con il Vangelo di Matteo è quale sia il suo originale ebraico (o aramaico, a seconda dei partiti!); inoltre questo testo è noto quasi (e forse del tutto) esclusivamente da fonti egiziane. In ogni caso, come spiegherò meglio, questo Vangelo secondo gli Ebrei noto da ambiente egiziano non aveva fatto dottrine contrastanti con la Cristianità universale (come credere Gesù mero uomo), infatti era un testo che gli autori di cui sopra citavano come autorevole. Inoltre la comunità ebraica che lo conservava, pur distinguendosi, era ben integrata nell'ambiente cristiano egiziano e non era ritenuta eretica.

    Altra cosa era il Vangelo ebraico in uso tra i Nazorei, del quale poche frasi furono tradotte da Gerolamo. Questo testo però altro non è che il Vangelo di Matteo, solo che in lingua semitica; se Gerolamo lo cita è proprio per chiarire alcune frasi del Matteo greco. Infatti Epifanio conferma che esso era un Matteo completo, ben differentemente da quello degli Ebioniti, che egli ritiene un Matteo "mutilo e falsificato". Il Vangelo ebraico dei Nazorei potrebbe dunque essere: o l'antecedente semitico del Matteo greco, se si accetta, come io credo, l'insegnamento di Papia ed altri padri secondo cui Matteo aveva originariamente scritto in ebraico o aramaico; o una resa semitica del Matteo greco, se si accetta, con molti studiosi, che Matteo aveva scritto in greco. In ogni caso, il Vangelo ebraico in uso tra i Nazorei non è un testo con dottrine diverse dal Nuovo Testamento perchè i Nazorei stessi non predicavano simili dottrine.

    Giungendo ora al rapporto tra il Vangelo secondo gli Ebrei che noi conosciamo SOLO da citazioni egiziane, e il Vangelo ebraico in uso tra i Nazorei, ci sono diverse tesi:
    1) coincidono del tutto, e quello egiziano ne è una resa greca;
    2) differiscono completamente, perchè quello dei Nazorei è in tutto eguale a Matteo, mentre quello egiziano è espressione di un gruppo pure vicino ai Nazorei e sostanzialmente ortodosso, ma con alcune lievi differenze dottrinali rispetto ad essi;
    3) come anche io credo, e come ha dimostrato G. Dorival, quello egiziano è sì come vuole il punto 1) la resa greca del Matteo ebraico nazoreo, ma nel passaggio al greco fu arricchito di aggiunte parafrastiche dal gruppo di Ebrei cristiani in Egitto che lo usava, e dunque fu innestato di concezioni di costoro.

    In effetti vi sono certamente alcune sezioni del Vangelo secondo gli Ebrei (quello d'ambiente egiziano) che differiscono da Matteo, e dunque non si può pensare ad una coincidenza completa; in particolare mi riferisco ad esempio all'episodio dell'apparizione del Risorto a Giacomo il giusto, o alla versione del Battesimo in cui si accentua, come in un altro passo citato da Origene, il "genere" femminile dello Spirito Santo, in accordo con il femminile del termine ebraico Ruach.

    In entrambi i casi, come dicevo, non vi sono ragioni neppur minime per pensare che questi testi propongano una cristologia di Gesù come mero uomo perchè questa non fu mai la cristologia né dei Nazorei né del loro ramo egiziano.

    I Nazorei non a caso, e diversamente dagli Ebioniti, non compaiono mai nelle liste eresiologiche fino al IV secolo. Dunque nei cataloghi eresiologici di Ireneo, Ippolito, ecc non vi erano i Nazorei. Vi compaiono solo in questa epoca perchè è solo allora che la loro osservanza della Torah diviene problematica a tal punto. Infatti Epifanio, che per primo li include in una lista eresiologica, li descrive come perfettamente "ortodossi" sul piano della cristologia, ma gli rimprovera di "osservare il Sabato, la circoncisione ed il resto". Anche Gerolamo, che li conosce ed apprende da loro, dice che "credono in Gesà Cristo Figlio di Dio, lo stesso in cui anche noi crediamo, nato da Vergine, morto e risorto sotto Ponzio Pilato", ed attesta che appoggiano la missione dell'apostolo Paolo, ma rimprovera loro che "siccome vogliono essere giudei e cristiani, non sono né l'uno né l'altro".

    Tuttora quest'ultimo è il triste parere di molti contemporanei, purtroppo.

    Chi affermava una cristologia di Gesù come mero uomo, si dice di solito, erano gli Ebioniti, Anche questo è vero solo in parte, giacchè solo un certo ramo degli Ebioniti pensava in tal modo. In realtà noi sappiamo da testi come le Omelie dello pseudo-Clemente o dalla descrizione di Epifanio che la cristologia ebionita era pure complessa, seppur in tal caso ben diversa da quella del cristianesimo in generale. Ad ogni modo è un altro discorso. Gli Ebioniti furono un distaccamento dei Nazorei, non viceversa.

    Shalom u'vrakhot

    Molto interessante, mi viene in mente lo scrittore greco Plutarco il quale, essendo entrato in contatto con i sacerdoti dei templi egiziani, decise di effettuare una comparazione tra il pantheon eliopolitano e quello greco. Sembra strano ma il mito di Osiride corrisponde a quello dei cristiani.
    Lo scrittore Chaim Potok nel libro “storia degli ebrei” scrive:

    Gli egizi avevano vari titoli per i loro governanti: Horus, che era il dio falcone, una divinità del cielo; re dell’Alto e del Basso Egitto; signore delle due terre; figlio di Ra, che era il dio sole.
    L’Egitto fu conquistato da Roma nel 30 a.e.v.; circa tre secoli più tardi diventa cristiano e la civiltà egizia ha fine.
    In che modo aveva cominciato a esistere questo dio che governava la due terre?
    Su una collina dove dalle acque del caos per la priva volta apparve la vegetazione era emerso Atum, il primo degli dèi. Nel teso usato per la consacrazione rituale delle piramidi della sesta dinastia, nel XXIV secolo a.e.v. si legge: Oh, Atum-Kheprer, che stavi in cima alla collina primordiale”. Atum creò due coppie di dèi: Shu, dio dell’aria, e Tefnut, dea dell’umanità; Geb, dio della terra, e Nut, dea del cielo. A loro volta essi generarono Osiride e madre di Horus, il dio che governò l’Egitto come signore delle due terre; Seth fratello e assasino di Osiride, il cui corpo smembrato e ricomposto e risuscitato da Iside in un mito egizio che ricorda il Dumuzi dei Sumeri: e Nefti dea delle donne.
    Il dio Osiride subì quindi un processo di resurrezione astrale trasfigurandosi nella costellazione di Orione, per la quale gli antichi egizi abbinavano l’immagine della costellazione ad Osiride e Horus e la stella Sirio (Sothis) alla dea Iside.
    La tradizione egiziana vuole che il dio Osiride divenisse dio dell’oltretomba e fosse protagonista di un giudizio finale sulla vita di ogni essere umano, prima di entrare nell’aldilà, attraverso la "pesatura dell’anima" nella sala del giudizio.

    Shalom
     
    .
61 replies since 31/3/2008, 10:16   3419 views
  Share  
.